Bologna, il cammino di Abdoul dall’Egitto: "Un anno in viaggio, ma lo rifarei"
19-02-2023 09:33 - News
L’ospite del Villaggio del Fanciullo ripercorre la prova più dura. "Ho compiuto 15 anni per strada"
Fonte: il resto del carlino
“Mamma mi voleva con sé in Egitto. Le piaceva che studiassi lì, crescessi con lei. Ma io ho deciso di partire. Volevo una vita diversa. E sto realizzando questo sogno". Non aveva ancora 15 anni Abdoul quando, da solo, ha lasciato la sua casa ed è partito. Un anno di viaggio, attraverso la Turchia e la Grecia e poi su, dalla Macedonia, lungo la rotta Balcanica, verso l’Italia. Gli occhi allegri di questo ragazzo, oggi diciottenne, ospite della struttura NewVillage al Villaggio del Fanciullo di via Scipione dal Ferro, si rabbuiano solo quando ripercorre quel lungo cammino. "Ma lo rifarei", dice.
Abdoul, ce ne è voluto di coraggio per partire da solo a 15 anni...
"Quindici anni li ho compiuti durante il viaggio. In Italia sono arrivato a luglio del 2019. Sono andato subito in città, a Milano, avevo paura di essere rispedito in Slovenia. Avevo il terrore di dover tornare indietro".
Il tuo viaggio. Come è stato?
"È stato duro. Tanto. Mi hanno respinto sette volte mentre tentavo, con altre persone, di superare il confine tra la Turchia e la Grecia. E ogni volta che ci riportavano indietro, ci toglievano tutto. I vestiti, i telefoni, il cibo. E noi non è che eravamo in campeggio. Non avevamo niente. Era novembre e faceva freddo. Ho camminato per chilometri a piedi, con la paura di essere lasciato indietro e perdermi. Ho percorso a piedi Turchia e Grecia. Quando capitava che qualcuno ci desse un passaggio, lo faceva per percorsi brevi, per paura dei controlli. E quando finalmente, all’ottavo tentativo, sono arrivato a Salonicco, ero felicissimo".
E poi hai attraversato i Balcani, fino all’Italia. Come sei arrivato a Bologna?
"Dalla prima accoglienza, in un centro di Milano, sono stato trasferito a Bologna. E qui mi sono trovato subito benissimo. Non ci sono stati più momenti duri. Ho iniziato il mio percorso. All’inizio facevo fatica, per la lingua. Ma ho studiato, ho preso la licenza media. Ho fatto due anni di corso da metalmeccanico, ho preso la qualifica. E poi sei mesi di stage in un’azienda di Calderara, dove adesso che sono diventato maggiorenne mi hanno assunto. Sto anche prendendo la patente: ho superato la teoria, non ho fatto nemmeno un errore. Ora speriamo bene per la pratica".
Qual è il tuo sogno?
"Il sogno di tutti: un lavoro stabile, una casa, mantenermi e poter mandare soldi alla mia famiglia in Egitto, a mia madre".
Ti manca?
"Molto".
Non puoi tornare a trovarla in Egitto ancora.
"No, perché se rientrassi dovrei fare tre anni di militare, non avendo il diploma. Potrò fare un viaggio in Egitto dopo i 30 anni. Sono tre anni che non vedo la mamma e i miei fratelli. Ma li sento tutti i giorni".
Adesso però hai anche una famiglia nuova qua.
"Gli operatori del Villaggio del fanciullo, Tonin, Andrea, i miei amici, i compagni di classe. E la mia tutrice Donatella, che mi ha dato un’altra casa, che mi aiuta sempre con le cose burocratiche complicate e quando vado a pranzo da lei cucina così bene! Voglio ringraziare tutti, perché davvero non mi hanno mai fatto mancare il loro sostegno, la loro amicizia".
Vuoi prendere la cittadinanza italiana?
"Quando ne avrò modo, ne sarei contento".
Abdoul, ce ne è voluto di coraggio per partire da solo a 15 anni...
"Quindici anni li ho compiuti durante il viaggio. In Italia sono arrivato a luglio del 2019. Sono andato subito in città, a Milano, avevo paura di essere rispedito in Slovenia. Avevo il terrore di dover tornare indietro".
Il tuo viaggio. Come è stato?
"È stato duro. Tanto. Mi hanno respinto sette volte mentre tentavo, con altre persone, di superare il confine tra la Turchia e la Grecia. E ogni volta che ci riportavano indietro, ci toglievano tutto. I vestiti, i telefoni, il cibo. E noi non è che eravamo in campeggio. Non avevamo niente. Era novembre e faceva freddo. Ho camminato per chilometri a piedi, con la paura di essere lasciato indietro e perdermi. Ho percorso a piedi Turchia e Grecia. Quando capitava che qualcuno ci desse un passaggio, lo faceva per percorsi brevi, per paura dei controlli. E quando finalmente, all’ottavo tentativo, sono arrivato a Salonicco, ero felicissimo".
E poi hai attraversato i Balcani, fino all’Italia. Come sei arrivato a Bologna?
"Dalla prima accoglienza, in un centro di Milano, sono stato trasferito a Bologna. E qui mi sono trovato subito benissimo. Non ci sono stati più momenti duri. Ho iniziato il mio percorso. All’inizio facevo fatica, per la lingua. Ma ho studiato, ho preso la licenza media. Ho fatto due anni di corso da metalmeccanico, ho preso la qualifica. E poi sei mesi di stage in un’azienda di Calderara, dove adesso che sono diventato maggiorenne mi hanno assunto. Sto anche prendendo la patente: ho superato la teoria, non ho fatto nemmeno un errore. Ora speriamo bene per la pratica".
Qual è il tuo sogno?
"Il sogno di tutti: un lavoro stabile, una casa, mantenermi e poter mandare soldi alla mia famiglia in Egitto, a mia madre".
Ti manca?
"Molto".
Non puoi tornare a trovarla in Egitto ancora.
"No, perché se rientrassi dovrei fare tre anni di militare, non avendo il diploma. Potrò fare un viaggio in Egitto dopo i 30 anni. Sono tre anni che non vedo la mamma e i miei fratelli. Ma li sento tutti i giorni".
Adesso però hai anche una famiglia nuova qua.
"Gli operatori del Villaggio del fanciullo, Tonin, Andrea, i miei amici, i compagni di classe. E la mia tutrice Donatella, che mi ha dato un’altra casa, che mi aiuta sempre con le cose burocratiche complicate e quando vado a pranzo da lei cucina così bene! Voglio ringraziare tutti, perché davvero non mi hanno mai fatto mancare il loro sostegno, la loro amicizia".
Vuoi prendere la cittadinanza italiana?
"Quando ne avrò modo, ne sarei contento".
Fonte: il resto del carlino
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